Filo interdentale: perché usarlo

Lavarsi i denti ogni giorno con regolarità è senza ombra di dubbio alla base di una buona igiene orale, ma ricorrere al filo interdentale è altrettanto fondamentale. Spesso sottovalutato, altre volte dimenticato per la troppa fretta, il filo interdentale è uno strumento decisivo per una pulizia ottimale dei denti.
L’utilizzo del filo interdentale è di frequente accompagnato da qualche dubbio, a partire dal come adoperarlo correttamente. Inoltre ci si chiede spesso se il suo uso è possibile in casi di gengive arrossate o in presenza di altre patologie. Il supporto del dentista è pertanto fondamentale, in quanto può aiutare a comprendere a pieno tutte le potenzialità del filo interdentale: ecco perchè abbiamo interpellato il Dottor Gola che ha i suoi studi dentistici a Pavia.
Filo interdentale: a cosa serve
Gli odontoiatri insistono così tanto sull’importanza di usare il filo interdentale con costanza, perché esso permette di arrivare a punti altrimenti inaccessibili. Anche con una buona routine di spazzolamento dei denti (un paio di volte al giorno per non meno di due minuti), ci sono alcune zone difficili da raggiungere, dove potrebbero accumularsi residui di cibo e microrganismi patogeni.
I vantaggi del filo interdentale sono m0lteplici. In primis, si ottiene un miglioramento generale della salute del cavo orale, dal momento che la riduzione della placca coincide con una diminuita probabilità di formazione di tartaro. Ne consegue dunque una minore possibilità di sviluppare patologie a carico di denti o tessuti, che potrebbero avere poi ulteriori ripercussioni sul resto dell’organismo. Ad esempio, è ormai nota una certa correlazione tra parodontiti e malattie cardiache, dal momento che l’incremento di sostanze infiammatorie nel sangue rallenta la circolazione e stimola la formazione di coaguli. Lo sviluppo di batteri nella bocca, scongiurabile proprio grazie al filo interdentale, può inoltre favorire il diffondersi di infezioni croniche, sia all’interno del cavo orale, che in altre parti del corpo.
Per massimizzare l’efficacia del filo interdentale, si consiglia di passarlo prima dello spazzolino. L’operazione richiede tra uno e tre minuti e circa 30 cm di filo, e va compiuta attraverso micromovimenti a zig-zag. Tra i comportamenti sconsigliati, riciclare il filo per più utilizzi e utilizzare troppa forza durante il passaggio.
Il filo interdentale: efficacia e dati
L’utilità del filo interdentale è supportata da evidenze scientifiche attendibili. Un interessante studio, condotto su un campione esteso di oltre duemila soggetti, ne ha confermato l’importanza nella prevenzione di placca e infiammazioni gengivali.
In sintesi, sono stati verificati i seguenti parametri clinici di 2.507 persone con un intervallo medio di osservazione di 7,3 anni:
- Sanguinamento e profondità al sondaggio sulle superfici interprossimali;
- Livello di attacco clinico;
- Distanza smalto-cemento;
- Quantità di carie interprossimali;
- Numero di denti mancanti;
- Frequenza di utilizzo di filo interdentale – scovolini – stuzzicadenti.
Gli esiti dello studio hanno confermato i benefici del filo interdentale, da preferire a strumenti più grossolani come gli stuzzicadenti: senza una corretta igiene interdentale la placca aumenta del 32%. Più nel dettaglio, il filo interdentale, se usato correttamente e insieme agli scovolini, arriva all’incirca a dimezzare la probabilità di sanguinamento delle gengive. Riguardo carie e perdite di denti, è stata invece stimata una riduzione del rischio del 29%, anche se il filo interdentale potrebbe non essere l’unico fattore rilevante.
Un altro studio degno di nota risale al 2006, con il coinvolgimento di cinquantuno coppie di gemelli che presentavano sanguinamento delle gengive. Nel corso di quest’indagine, in ogni coppia, uno dei gemelli ha utilizzato solo lo spazzolino denti, mentre l’altro ha inserito anche il filo interdentale nella sua igiene orale. I risultati sono arrivati molto in fretta, con il secondo gemello che già dopo due settimane aveva fatto registrare una diminuzione del sanguinamento del 32%.
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