Il mercante di Venezia: temi, significato e messaggio dell’opera di Shakespeare
Risale agli ultimi anni del XVI secolo (1596 o 1598) l’opera teatrale Il mercante di Venezia di Shakespeare, ma ancora riesce a conquistare il pubblico. Gli argomenti trattati nella trama sono sempre di grande attualità e continuano ad affascinare scrittori, sceneggiatori, artisti di varie nazioni e di ogni genere.
Tra l’altro, il nome della rappresentazione ha ispirato non solo celebri personalità nell’ambiente della letteratura e dello spettacolo, ma anche proprietari di rinomati locali di tutto il mondo. Basti ricordare Il Mercante di Venezia hotel nel capoluogo veneto e l’omonimo ristorante a Barcellona, peraltro recensiti positivamente dalla clientela.
A chi non conosce la piece teatrale è caldamente raccomandata la lettura delle prossime righe. Tramite una serie di domande, cercheremo di approfondire il tema, con un viaggio tra le vicissitudini dei personaggi e le consuetudini del tempo.
Quali sono i temi principali del Mercante di Venezia?
Di Il mercante di Venezia (di cui è possibile trovare in rete sia una traduzione in pdf sia un riassunto in italiano, in inglese e in altre lingue) sono state fatte tante recite, nel corso di 4 secoli. L’opera fa parte del filone italiano di Shakespeare, dal momento che l’autore ha scritto altri componimenti ambientati nel nostro Paese: basti pensare a Romeo e Giulietta, L’Otello, Molto rumore per nulla, Il racconto d’inverno e La tempesta.
Tuttavia, diversamente da gran parte delle pieces appena citate, in questa l’amore non è il tema principale. Anche se è presente (ricordiamo la relazione di Bassanio con Porzia e quella di Graziano con Nerissa), la storia si staglia tra parecchi argomenti. I più evidenti allo spettatore odierno sono, sicuramente, quelli legati all’antisemitismo e al prestito ad usura.
Le affermazioni contro Shylock, il ricco ebreo antagonista della rappresentazione, sono molto forti in alcune parti, soprattutto nel momento del processo e qualche atto prima, quando il mercante e il suo amico vanno a chiedergli un prestito di 3000 ducati. Qui emerge il disprezzo per una pratica tanto contestata quanto diffusa durante il Rinascimento: quella del guadagno ottenuto da persone in condizioni di bisogno.
Ma attenzione: pensare che l’autore nutrisse odio contro il popolo giudeo è azzardato, oltre che ingenuo. Lo scrittore di Stratford Upon Avon voleva mettere in risalto una consuetudine che accomunava chi gravitava nel mercato di Venezia e l’Europa del tempo, Regno Unito incluso. L’usuraio, infatti, non si comportava diversamente da altri che praticavano la sua stessa attività.
La smania di guadagno ad ogni costo e l’avidità si allacciano a un altro tema, vale a dire quello dei limiti del capitalismo (da non intendersi, però, come opposto del comunismo). La storia in oggetto insegna non solo quanto i sentimenti non si possano acquistare con gioielli o denaro, ma anche la necessità di scendere a compromessi per non andare in rovina.
Per una questione di principio, Shylock arriva a perdere il patrimonio e l’affetto di sua figlia Jessica, che nel bel mezzo dell’opera scappa dalla casa paterna aiutata da Lorenzo, il suo pretendente. Ovviamente, non senza aver prelevato i preziosi dalla cassaforte del padre.
Come si chiamava il mercante di Venezia?
Il suo nome è Antonio e, com’è intuibile dal titolo, fa il commerciante. Quale sia il suo settore di competenza non si sa, ma nel corso della rappresentazione teatrale trapelano alcune informazioni sul suo conto: intrattiene traffici marittimi con altri Paesi, è molto amico di Bassanio ed è ricco, al punto da prestare denaro a chi si è in difficoltà.
Proprio il fatto di togliere dai guai tante persone in ristrettezze economiche spinge Shylock, l’usuraio di “Il mercante di Venezia” e padre di Jessica, a odiare profondamente Antonio. A causa sua, infatti, il ricco ebreo è costretto ad abbassare i tassi d’interesse dei suoi prestiti, quindi a guadagnare meno di quanto vorrebbe.
Quando giunge il momento di aiutare Bassanio (in cerca di una forte somma per poter sposare Porzia), il commerciante può solo fare da garante, poiché ha investito interamente i suoi capitali in una trattativa. I due amici, quindi, vanno dallo strozzino e gli chiedono 3000 ducati, con la promessa di restituirli entro 3 mesi.
L’astio verso il mercante veneziano porterà l’anziano giudeo a esigere una strana obbligazione in caso di insolvenza: non il raddoppio della somma iniziale né la confisca dei beni, ma una libbra di carne estratta dal suo petto. È il prezzo da pagare per il suo disprezzo nei confronti di Shylock.
Quanto dura Il mercante di Venezia?
La risposta è: dipende dal tipo di rappresentazione. Se ci riferiamo alla piece teatrale, lo sviluppo della trama richiede all’incirca 2 ore e 8 minuti per la versione in lingua originale (di cui una particolarmente interessante del 1972, con Laurence Oliver). Gli spettacoli in italiano, invece, durano di più, comunque senza mai andare oltre le 2 ore e mezza.
Questo lasso di tempo è relativo soltanto alle parti recitate, quindi eventuali pause vanno conteggiate separatamente. Al netto delle interruzioni tra un atto e l’altro, non troviamo sostanziali differenze tra le recite dal vivo di Il mercante di Venezia e quelle televisive.
Il motivo è presto detto: le parti da studiare sono tratte direttamente dall’opera shakespeariana, in inglese come in altri idiomi. Dalla data di uscita fino a oggi, traduttori e direttori artistici delle compagnie hanno cercato di mantenere il linguaggio e l’ambientazione dell’epoca, modificando il meno possibile le battute e i costumi.
Esistono, inoltre, diversi film ispirati alla commedia, di cui uno del 2004 (da vedere anche in streaming), della durata di 2 ore e 7 minuti. Nell’adattamento cinematografico Shylock, interpretato da Al Pacino, dopo aver rinunciato alla sua obbligazione viene costretto dal Doge a convertirsi al Cattolicesimo.