Fumare nei locali pubblici: cosa c’è da sapere
Cosa dice la legge italiana sul fumo?
In Italia è espressamente proibito fumare all’interno dei locali pubblici chiusi, ma molti non sono a conoscenza che questo divieto è sancito da una vera e propria legge.
La legge in questione è la 3/2003, entrata in vigore il 10 gennaio 2005 e che proibisce in ogni modo di fumare all’interno dei locali pubblici. Quello italiano è stato il primo esempio di regolamentazione del fumo all’interno delle strutture pubbliche, in particolare quelle lavorative e quelle del settore dell’ ospitalità. La legge ha certamente portato i suoi frutti in quanto in tutta Europa è stata considerata un esempio di intervento di salute pubblica estremamente efficace ed è stata un apri fila per moltissimi altri paesi dove, in alcuni casi, è stato scelto un approccio ancora più rigido, impedendo la creazione di sale apposite per i fumatori.
In Italia a quindici anni dall’entrata in vigore della legge contro il fumo si può assistere ad alcuni risultati estremamente positivi in quanto si è notata una diminuzione dei “giovani fumatori” (Dai 14 ai 18 anni) e una minor vendita di sigarette e altri prodotti contenenti il tabacco. Inoltre è possibile notare come il divieto è estremamente rispettato, a differenza di altri che a volte vengono ignorati.
La creazione di questa legge è stata voluta per tutelare gli individui dai problemi dovuti dal fumo passivo, ovvero il fumo che non viene inalato direttamente dalle sigarette, ma che è presente nell’aria in prossimità di persone che stanno fumando.
Da questo sono esenti le sigarette elettroniche che, non essendo a combustione, non sono un rischio per quanto riguarda il fumo passivo: proprio per questo si è notato un aumento della vendita di tali prodotti.
Nonostante non intacchino la salute degli individui vicini, le sigarette elettroniche non sono ancora del tutto considerate innocue, in quanto la scienza non ha ancora specificato le conseguenze che esse possono avere sulla salute dei fumatori.
Quali sono i luoghi dove è vietato fumare?
La legge antifumo in Italia al momento vieta di fumare in tutti i locali pubblici chiusi, dove quindi, in mancanza di un riciclo d’aria, il fumo provocato dalla combustione della sigaretta potrebbe causare, in modo passivo, danni anche a chi si trova attorno al fumatore.
I locali dove è vietato fumare sono quindi i bar e i ristoranti e gli edifici pubblici come banche, poste, edifici comunali, negozi e uffici. Ovviamente il divieto è esteso anche alle strutture ospedaliere e a quelle scolastiche dove, inoltre, è vietato anche l’utilizzo delle sigarette elettroniche; nelle scuole, dal 2013,è anche vietato fumare nelle aree all’aperto, il divieto è stato esteso (nel 2016) anche alle aree esterne degli ospedali, delle case di cura e degli istituti di ricovero. In Italia, tuttavia, è possibile adibire, all’interno dei suddetti locali pubblici chiusi, alcune salette riservate esclusivamente ai fumatori.
Tuttavia nel 2020 in parlamento si era sparsa l’idea di creare un disegno di legge volto a vietare il fumo anche in alcuni spazi pubblici all’aperto come:
- spiagge e lidi balneari
- spazi esterni di bar, ristoranti e locali
- giardini pubblici, aree gioco e parchi cittadini
- stadi, piazze (in presenza di eventi quali manifestazioni e concerti), banchine di attesa di treni e autobus
Il divieto, per quanto riguarda i locali pubblici all’aperto, non è poi entrato in vigore e quindi non esiste a livello nazionale, tuttavia in questi casi alcune amministrazioni comunali hanno deciso ad ogni modo di adottarlo per prevenire la salute dei non fumatori. In alcune città, infatti, si trova il divieto di fumare sulle spiagge o nei parchi urbani, ma anche durante manifestazioni pubbliche o in presenza di un alto numero di persone in spazi relativamente ristretti.
Il divieto di fumo nei locali pubblici all’aperto, compresi bar e ristoranti, non è quindi regolamentato dallo stato, ma può cambiare da comune a comune e deve essere chiaramente indicato.
Quale Stato fuma di più?
Gli stati in cui si manifesta un maggior numero di fumatori sono i paesi in via di sviluppo, mentre si può notale una diminuzione dei fumatori nei paesi già sviluppati, come Europa e Stati Uniti. Tra i paesi dove si trova il maggior numero di fumatori troviamo la Cina, l’Indonesia e il Bangladesh. In questi paesi, infatti, alle sigarette si dà un valore curativo e di prevenzione: sono infatti molti anche i medici che fumano e che ritengono il fumo un vero e proprio toccasana per allungare la propria vita. Tuttavia, anche se in questi paesi risiede il maggior numero di fumatori, il consumo maggiore di sigarette annuo si trova in paesi come l’Albania, la Bielorussia, il Libano, la Macedonia del Nord, la Russia, la Slovenia e la Cina. L’Italia si trova al trentaquattresimo posto, infatti nel nostro Stato i fumatori sono circa 12 milioni, ovvero il 22% della popolazione con una media di 13 sigarette fumate al giorno.
Per quanto riguarda il numero di fumatori, in Europa i paesi con la percentuale maggiore (in relazione alla popolazione totale) sono la Grecia, la Bulgaria, la Germania e la Lettonia, mentre i paesi con la percentuale minore sono la Svezia, il Portogallo, la Finlandia e la Repubblica Slovacca. L’Italia, rispetto al resto d’Europa, rimane leggermente sotto la media e la maggior parte dei fumatori afferma di fumare meno di venti sigarette al giorno.
Negli Stati Uniti d’America, invece, si può notare una diminuzione dei fumatori che dal 1965 al 2006 si è nettamente dimezzata, passando dal 42% a circa il 20%, andamento che si è potuto notare anche in Australia dove si è passati dal 22% al 16%.
Tuttavia negli stati sviluppati presi in esame, tra cui anche l’Italia, possiamo trovare un maggior consumo di sigarette tra le classi meno abbienti e che vivono nelle zone rurali delle città, ma anche e soprattutto nei giovani. Diverso è il caso dei paesi in via di sviluppo dove invece i fumatori sono presenti in egual modo in tutte le classi sociali e a tutte le età.